-Amore ho
un regalo per te
Mi
piacciono i regali con quella forma lì, la forma di una bottiglia, impachettati
nella busta di carta e mi piace quando la busta pesa un po’ di più del solito:
vetro spesso uguale bottiglia importante..generalmente
-Caspita
speravo bene, ma non così bene!- lui che si intende di champagne più o meno
quanto io mi capisco di meccanica quantistica, tra tutte le maison, suona alla
porta dei fratelli Chiquet e se ne esce con Jacquesson cuvée 736. Roba da non
crederci. Sono senza parole. Credo vi sia stato un intervento della Divina
Provvidenza, altrimenti non mi spiego..
-Che c’è
amore non ti piace il Jackson?
-Come
scusa?- Cerco di soffocare la risata che mi nasce nella pancia al pensiero che
Jacquesson con Jackson c’entra quanto il culo con le quarant’ore (espressione
dialettale toscana che sta ad indicare: non c’entra un tubo), ma non mi pare
carino scoppiare a ridere, mi limito quindi a scandire
-J a c q
u e s s o n, amore si dice Jacquesson e non è una semplice questione di
accento.
Cuvée 736
è la mia prima volta! e mi lascia di stucco, come solo lontanamente potevo
immaginare.
Nella
controetichetta ci sono molte informazioni sul contenuto della bottiglia,
vivaddio, i frères Chiquet si meritano l’applauso. Non mi dilungo sulla pallosa
descrizione del vino, non se ne può più del frutto che si allunga sostenuto
dalla mineralità e bla bla.. Mi viene in mente solo una parola: ricco, e ognuno
ci legga ciò che vuole.
Mi voglio
semmai soffermare su un altro aspetto: regalare un vino.
Sono
sempre più convinta del fatto che regalare un vino sia una cosa ardita. Non è
come regalare un capo di abbigliamento o un gioiello, che si acquistano con la
clausola “tenga lo scontrino se dovesse cambiarlo..” e nessuno si scandalizza
se il giorno dopo vai a cambiare la camicetta fucsia con una celeste o ti rechi
dall’orefice per far cambiare il cinturino all’orologio..Del resto ognuno ha i
suoi gusti.
Ma un
vino non si cambia, hai voglia a tenere lo scontrino. E non è solo colpa
dell’enotecario, il quale col cavolo che si riprende la bottiglia che hai
ricevuto in regalo per cambiartela con un'altra di tuo gradimento. Come dargli
torto, lui mica sa dove lo hai messo
quel vino prima di riportarglielo, magari lo hai tenuto nella macchina
parcheggiata al sole con i 40 gradi agostani, per non dimenticarti di andarlo a
cambiare alla prima occasione disponibile.
Perché se
anche vi fosse un enotecario che ti conosce ed è disposto a barattare il tuo
regalo con un’altra etichetta, il vino resta comunque un regalo che non si
cambia. Come non si cambia un libro, anche se te ne hanno regalato uno di Fabio
Volo, così come non si cambia un cd musicale. È una cosa troppo sgradevole,
quasi un’offesa, è come dire alla persona in questione, che ti ha fatto quel
regalo, che legge libri spazzatura e che ascolta una musica dimmerda. E come se
non bastasse beve pure da schifo..
Se si decide impavidamente di regalare un vino è bene
tenere a mente che, mai come in questo caso, il prezzo non sempre è indice di
gran prodotto: a volte paghi fior di eurini non per il contenuto alcolico ma
per quanto vuole essere fico il produttore. Insomma non basta scegliere la
confezione astucciata per essere sicuri di far bella figura. Anche i vini Giordano ti arrivano a casa
nella cassetta di legno.
È
pur vero però che se si decide di regalare una bottiglia, ci si può indirizzare
su alcune categorie di vini in cui il margine di errore si riduce notevolmente;
lo champagne appartiene certamente a una di queste. Se poi si decide di
regalarlo a una donna, accertiamoci prima che non appartenga alla categoria di
quelle born in the Mesozoico per cui “no il bianco non mi piace, mi fa venire
il mal di testa”, o peggio “non mi piace lo champagne perché è amaro”.
Soprassediamo, e in tutta tranquillità regaliamole un bel gioiello della più
infima bigiotteria plastificata.
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