giovedì 19 aprile 2012

ECCOPINO’ 2012: IO C’ERO, ABBASTANZA

Lunedì 16 aprile, piove a dirotto e c’è pure la nebbia. Sono influenzata da venerdì scorso, naso sigillato al silicone, sopravvivo grazie alla traspirazione cutanea. Oggi è il giorno di Eccopinò: l’appuntamento organizzato dall’Associazione “Appennino Toscano-Vignaioli di Pinot Nero” per raccontare un progetto che coinvolge e unisce territori diversi quali Lunigiana, Garfagnana, Mugello e Casentino. Appuntamento a cui tengo molto: è il primo evento al quale sono stata invitata in qualità di blogger. La mia prima volta.. non posso mancare, non voglio mancare.
Abbondo col trucco per mascherare il pallore cadaverico e il naso paonazzo, faccio una terzina di  fumenta con eucalipto e salvia, per liberare il naso alla meno peggio e vado in direzione Borgo San Lorenzo. Otto produttori e nove pinot mi aspettano, viva o morta, o tenuta in vita da sorella Tachipirina.
La combinazione volontà+paracetamolo si rivela potente e il naso regge, anzi pare migliorare a forza di inalare gli effluvi del pinot Appenninico, che su di  me pare avere anche proprietà terapeutiche. Ringrazio sentitamente tutti i produttori presenti.
Nel pinottour che feci a terre di toscana, di cui ho parlato qui, mi ero ripromessa di assaggiare Macea con calma: gradevole questo pinot della Valle del Serchio, allevato in una vigna che dalla foto somiglia a una piramide Maya, dove l’accesso dei trattori è praticamente impossibile. Colore quasi purpureo, al naso rivela belle note vegetali quasi di erbe aromatiche che ben si sposano con frutti scuri, nel finale si fa largo la speziatura di pepe e note gessose.
È stato piacevole ritrovare Michele Lorenzetti, incontrato per la prima volta a Verona al convegno sul marchio Biometer. Il suo pinot, proviene da vigne giovani ed ha ancora da farsi come anch’egli ha giustamente ammesso. E allora cresci babypinot, l’aria a Gattaia è buona, fatti bello e cerca di assomigliare a i’ tu babbo..
Primo assaggio del pinot del Podere la Civettaja, Pratovecchio. Colore piuttosto cupo, così come la sua ritrosia al naso durata per un bel po’. Insomma nel bicchiere se l’è tirata per una bella mezz’oretta, poi si è lasciato addomesticare, scoprire in tutto il suo bel profumo variegato, un intreccio di frutta cotta e sentori vegetali per poi sconfinare in belle note mentolate. L’etichetta che raffigura una scultura tratta dai capitelli della pieve di Romena con l’omino dalle braccia rivolte al cielo, è tra le più belle e essenziali che abbia incontrato.
E poi lui, Il Rio, che resta comunque il mio preferito anche se nell’ordine di degustazione arriva dopo Fortuni, ovvero ultima fermata Beaune. Mi piace perché mi piacciono Manuela e Paolo e questo vino li rispecchia, nel frutto schietto, nella pulizia di bocca, in quella che io chiamo onestà di gusto, ovvero la capacità di un vino di mostrarsi per quello che è: in questo caso buono.



2 commenti:

  1. Deve essere stata una bella giornata Sabri, dovevo venire anche io, ma ero incasinata a lavoro. Tutte splendide persone, che ho conosciuto lo scorso anno a Firenze. Poi Cipriano di Macea, lo conosco dai tempi che lavorava ad Ama, praticamente una vita...

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  2. peccato stef!! c'erano anche bei ristoratori noti..e tanti giornalisti. mi sono sentita un po vip pure io !-)
    cmq ci aspetta una serata insieme: non vedo l'ora!

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