venerdì 13 aprile 2012

LA TAGLIA DEL RISTORATORE: XS O XL?

“Posso essere impertinente?”, mi chiede una signora di mezza età dai modi distinti e con un vago accento del nord, che siede insieme ad amici nella sala del ristorante.
“Si, se io posso risponderle a tono..”, le rispondo scherzosamente
“Concordo con gli altri che il cibo è ottimo, ma lei non è credibile..si insomma così magra non fa una gran pubblicità alla cucina”.
Lo prendo come un complimento..si sa basta dire a una donna che è magra per ingraziarsela, ma il punto è un altro. Una cameriera paffuta è indice della buona cucina?  Un cuoco abbondante dà più sicurezza di uno smilzo? Insomma, nel caso del ristoratore grasso è bello? Se così fosse, quella dei ristoratori sarebbe una delle poche categorie ad essere esente, assieme a quella dei lottatori di sumo, dallo stereotipo vigente che il magro è rock, e il rotondo invece non lo è.
Si perché parliamoci chiaro, oggi “grasso”, (lo cito tra virgolette perché non vorrei sconfinare nel tema dell’obesità, che in quanto una malattia esula dalle mie competenze e dall’essere trattata con toni così leggeri e ironici) è brutto, una persona bella in carne è malvista, e il problema non risiede solo nella non rispondenza a precisi canoni estetici di bellezza. Chi ha “la ciccia” non si sa controllare, e se è così sciatto e negligente a tavola lo sarà anche sul lavoro e via discorrendo..
Per il ristoratore forse la scusante sta nel fatto che la pancia o la cellulite sono come dire “malattie del lavoro”: per un cuoco che cucina, ovvero che sta in prima linea dietro ai fornelli almeno 12 ore al giorno, e che necessariamente assaggia in continuazione (io non credo a quelli che giudicano la perfezione di un piatto dal solo odore), ingrassare è quasi inevitabile. Ma lo fa per noi, per darci sempre pietanze perfette.. e noi lo perdoniamo e lo amiamo anche grasso isnt’it?
I cuochi stellati fanno razza a sé, bellissimi e senza un etto di grasso, hanno doppia fortuna: il genio creativo e pure il metabolismo illuminato. Fanc..
Lavoro in un ristorante, cucino e manipolo il cibo da mattina a sera. Ogni minuto sono sottoposta alla tentazione di ingerire qualcosa e mi punisco almeno la metà delle volte, imponendomi di resistere. Sono in perenne lotta con l’acquolina in bocca, mi ficco tra i denti un pezzo di pane se sto sbavando per un raviolo gonfio e grondante di sugo o uno spicchio di mela se sto per cedere a un cucchiaio di mousse al cioccolato. Quando devo assaggiare uso palette di plastica per dosi microscopiche e quando l’assaggio supera qualche grammo sputo. Sono “magra” ok, ma a costi inenarrabili.
Per favore se mi confermate che per i ristoratori c’è l’esenzione da “grasso è brutto”, smetterò di autoflagellarmi e potrò essere paffuta senza vergogna.


5 commenti:

  1. Cara Sabri, se si dà retta ai clienti non ne usciamo vivi, altro che magri! Io poi cosa dovrei dire!! :-) L'importante è che restino contenti soprattutto di ciò che mangiano, e poi del servizio e del clima del ristorante/sala in generale. Non fartene assolutamente un cruccio, tutto il resto è ..noia cantava Califano. :-))
    L'importante è starci dentro, ma in un'altro senso ben più importamte per chi lavora e vuol lavorare, mi hai capito. Un abbraccio, ma non forte se no ti rompo, scherzo.. ;-))) Ale

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  2. "I cuochi stellati fanno razza a sé, bellissimi e senza un etto di grasso, hanno doppia fortuna: il genio creativo e pure il metabolismo illuminato. Fanc.."

    Bellissima!

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  3. Da "cuoco" dilettante e appassionato, propendo per le taglie maxi. Dilettante, perché cucino solo le cose che piacciono a me; appassionato, perché assaggio continuamente le pietanze prima-durante-dopo la cottura. La quantità è sempre sovradimensionata, gli avanzi non esistono. Il pre-pasto è tanto quanto il pasto in sé. Un abbraccio.

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  4. mario ti ricordi le cene africane con marco e co.?
    il pollo con gli anacardi ancora me lo sogno..

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  5. @Ale: hai strinto troppo..sono già incriccata!!

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