sabato 27 aprile 2013

LA TERRA DEI CUOCHI sensazioni a caldo


Approfitto di un venerdì di calma per guardare a pizzicotti e bocconi la Terra dei cuochi. Senza voler scendere nel merito (e nella noia) di una trasmissione lenta e per nulla originale, o nel (de)merito di una  Clerici che senza la giostra di cori canzoncine e battimani fa venire il latte ai ginocchi, mi vorrei soffermare sul ruolo dello chef -tristemente appellato superchef- cattivo ad ogni costo.
E che palle! 
(premetto che condivido la cattiveria  quando ti saltano il fungo nello scalogno o ti fanno mangiare la coscia di rana senza neanche aver tentato di disossarla, allora lì il cuoco incazzato ha un senso). L’immagine dello chef raffigurato più stronzo che cuoco ha già fatto il suo tempo e ha già raggiunto il suo triste apice in altre trasmissioni. Ok è tempo di ricominciare.
Tutti sanno chi è Davide Scabin, non importa che io stia qui  ripercorrere  i suoi colpi di genio, ma forse quello che non tutti sanno è che quel signore che ora è chiamato a fare l’infame patentato è lo stesso che con i clienti siede fino a notte fonda dietro le quinte del Combal.Zero a sorseggiare gin tonic, chiacchierando a guisa di vecchi amici tra battute taglienti, sorrisi e grande senso di ospitalità. Questo è il Davide Scabin che ho incontrato e che c’ho in mente e la televisione si conferma un potente mezzo di distorsione della realtà. E perciò mi sono sentita libera di spengerla,  senza neanche aspettare l’ingresso di Moreno Cedroni. Ci sono stati e ci saranno altri luoghi  e altri momenti per incontrarlo sul serio.

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