Ceniamo dai Fratelli Briganti in piazza Giorgini. Quel posto s'è fermato agli anni Settanta e mi ricorda Il Maccherone prima dei lavori di ristrutturazione. Rivestimenti di plastica alle pareti, quadri dalle cornici dorate, anneriti dai fumi della cucina, la collezione dei calendari dei carabinieri appesa sopra la porta che conduce ai servizi. Cucina a vista, ma quella in cui si vedono due cuochi in carne tutti sudati che s'affaccendano a mescolare la pasta nei pentoloni e a scolare chili di verdure fritte. Niente divise col nome ricamato, solo una maglietta bianca, cuffietta di carta e grembiule con la griffe della lavanderia industriale che ritira la biancheria sporca. Più o meno la divisa di Aldino nella trattoria sull'ebbro colle.
E' lunedì, fine luglio, il locale è strapieno, di fiorentini. Incredibile.
Tanto che io e la Marta dopo aver atteso un bel po ci accomodiamo al tavolo insieme ad altre due ragazze. Per avere un tavolo tutto per noi c'era da attendere ancora un po'.
Le ragazze intuiamo presto essere due giovani dottoresse di Careggi, che ciabattano allegramente di infermieri, di un tizio che s'è diviso dalla moglie, dei turni di notte che dovranno affrontare le settimane a venire e di quanto sia rompipalle il tal Primario del reparto di BIP..
Io e la Marta non siamo da meno nel ciabattare, anzi diciamo che le abbiamo stracciate. Quando alla fine ci siamo alzate e le abbiamo salutate mi parevano un tantino imbarazzate..
In effetti il nostro disquisire durante la cena si è incentrato sull'ultimo colpaccio della Marta.
-Cosa? Stai scherzando? - grido io incredula -vuoi dire che il vecchietto..??
- si Sabri s'è rivelato una macchina, infaticabile
- non sarà che prima..??- insinuo io
- non ci giurerei, ma io non l'ho visto ingoiare nessuna mentina diciamo..e poi non è così anziano!
il cameriere ci interrompe per apparecchiare la tavola con dei calici di vetro a tulipano, spessi come lenti di occhiali. Veri e propri cimeli dell'arte della tavola d'un tempo che fu. Ordiniamo due spaghettini del Brigante, che sembra essere il piatto che va per la maggiore. Poi riprendiamo la conversazione, voglio sapere tutto nei dettagli, ovvio.
- Ha acceso una candela? ah che romantico..- esclamo io con una punta di invidia
Ma la candela non era esattamente per creare l'atmosfera, come mi spiega la Marta con dovizia di dettagli. Mi pare che le giovani dottoresse abbiano smesso di parlare, anzi sono certa che stanno ascoltando con grande interesse.
L'arrivo degli spaghetti ci coglie all'improvviso, il racconto della Marta non ha ancora raggiunto il climax. Gli spaghetti serviti in un piatto da pizza potrebbero sfamare tre muratori dopo una giornata a scaricare ballini di cemento. Non credo che li finirò, anche se detesto lasciare il cibo nel piatto. Nella loro semplicità di pasta con pomodorino fresco e parmigiano, sono molto invitanti, mi lascio sedurre da questa bomba di amidi a dal profumo del basilico.
Fa lo stesso anche la Marta e il racconto si interrompe. Io non faccio più domande, lei si concentra nell'arrotolare gli spaghettini. Il piacere della tavola sembra superare di gran lunga ogni altro piacere, anche quello di raccontare alle amiche di certe notti movimentate.
Nessun commento:
Posta un commento