Siamo qui somewhere in Santo Spirito a cercare il secret
bar. E per essere tale lo si deve trovare con difficoltà.
Infatti.
Ma le ormai golden girls coi trampoli ai piedi non si danno
per vinte.
“Ehi ragazze direi che l’abbiamo trovato!” urla l’Aurora,
facendo l’eco nel vicolo stretto
“Sshhhh!! Speakeasy!!” le intimo di abbassare la voce, che
ha già svegliato mezzo quartiere
“Il proibizionismo è finito, non mi rompere”
“Si ma i residenti si incazzano lo stesso se fai quegli
schiamazzi a mezzanotte. Suona vai!”
Abbiamo un attimo di
esitazione
Ma siamo sicure? E se suoniamo a una casa?
In effetti non c’è insegna, né alcun altro segno che possa
far pensare che lì c’è un bar o simili. E non ci sono neppure persone in
strada. Però, come dire, l’occhio attento del cercatore assetato capisce che
quello non è un ingresso normale, o la porta di uno dei tanti palazzi del
vicolo. Potrebbe essere la luce diversa che illumina quella porta a condurti
nel posto giusto, ma non ne sono sicura. Sappiamo solo che quando ci siamo
passate davanti per la seconda volta, ci siamo fermate tutte e tre. Alla
seconda però. Figo parecchio.
Suoniamo. Lo spioncino rettangolare si apre: “si ?”
Ci guardiamo interdette. “Dolcetto o scherzetto” grida l’Aurora.
Lo spioncino si richiude.
“Dai ma ti sembra il caso di sfottere? Qui non ci fanno
entrare neanche se dici che sei la nipote di Lucky Luciano”.
Risuoniamo. Stavolta niente. Nessuno ci apre. Accanto alla
porta principale ce n’è un’altra. Pare una porta secondaria. La Marta la apre, con
l’aria soddisfatta di chi ti ha risolto la serata. Peccato che sia lo sportello
dei contatori della luce. Fulminate si, ma non con gli ampère
“Magari suono di nuovo è, che dite?”
Scampanellata potente.
La porta si apre, vai ci siamo, e invece no. Esce un tipo
dall’aria finta casual che si atteggia a figo spaziale, cosa per altro priva di
alcuna attinenza con la realtà. C’ha la camicia a righe, ok carina, volutamente
mezza fuori e mezza dentro, il capello un po’ spettinato, la scarpa..insomma
roba vista e rivista per cui vola basso. Ci dice passandosi una mano tra i
capelli: “ce l’avete la parola d’ordine?” quasi a sfotterci..
Risponde l’Aurora: “certo che ce l’abbiamo”.
Ovviamente no.
Ma lei incalza: “di password se n’ha quante tu vuoi, te ne
serve qualcuna?”
“No grazie, ora vi faranno entrare, non temete” e accenna un
mezzo sorriso. La classica espressione di chi ci sta prendendo per il culo. E
se ne va passandosi di nuovo la mano tra i capelli, nemmeno fosse Sgarbi.
La Marta coraggiosa ribussa. Lo spioncino si riapre e la
solita domanda: “si?”
“S I”
Risponde la Marta
scandendo le parole
“S I, vogliamo entrare”
“Siiii” annuiamo noi in coro con la testa
“Avete una prenotazione, un tavolo riservato, un invito?”
“No però abbiamo tanta sete e abbiamo fatto tanta strada per
arrivare fino a qui, con queste”. E indica orgogliosa le sue scarpe con zeppe
zebrate.
La porta si apre “prego” e ci indica una scala. “scendete
pure”
In effetti era un bel po’ che non provavo questa eccitazione
ad entrare in un bar.
Top il bar, top secret il resto.
Non lo posso raccontare. Neanche se io speak easy, sottovoce.
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