Abbiamo riaperto l’enoteca da poco, di venerdì, dopo qualche settimana di ferie, quindi è un continuo arrivare di clienti abituali che recitano tutti la stessa cantilena.. ”finalmente avete riaperto!” , “oh finalmente siete tornati..!”, “ma che si riapre di venerdì?”, “perché la riapertura il venerdì?”.. il che mi fa pensare due cose: noi ristoratori in ferie non ci dobbiamo andare perché poi i clienti si lamentano e che i clienti si lamentano anche quando si riapre, specie di venerdì, ma di questo il perché mi sfugge. Quel che è assodato è che i clienti si lamentano sempre e comunque.
Ed il giorno della riapertura è passata anche la mia amica Aurora a prendermi a fine servizio.
-Finalmente avete riaperto! Certo di venerdì parliamone..
E ti pareva, avanti il prossimo.
È arrivata con un po’ di anticipo, quindi s’è
messa seduta al bancone dell’enoteca a aspettare che finissi il turno.
-Dai mentre aspetti ti offro una
bollicina- le dico- ti faccio assaggiare questo Lambrusco di Sorbara
-È buono Sabri?
-Si, direi di sì; ora non ti
aspettare un Crystal..
L’aurora tace, non ha colto la
battuta; mi sa che l’unico Crystal che conosce si chiama Billy e fa
l’attore. E infatti..
-ah beh se mi fa guaire come Meg
Ryan al ristorante in Harry ti presento Sally ne prendo un altro bicchiere
A giudicare dagli ultimi incontri,
le probabilità di incontrare uno qualunque che ci fa fare quei versi sono pari
a quelle di incontrare Sesto Caio Baccelli a passeggio per Brozzi, quindi già
le verso il secondo bicchiere.
-dici che funziona Sabri? Me ne hai
dato un secchio
- se aspetti che a farti urlare sia
proprio quell’uomo, che in trent’anni non s’è ancora presentato stiamo fresche.
Bevi dai
-
Sabri anche io un tempo cercavo intelligenza, comprensione, attenzioni, è che
purtroppo mi piacciono i maschi, quindi ho smesso
Severa
ma giusta.
Nel
frattempo ho finito il turno e le propongo un altro giro di vino prima di
andare: -Assaggia questo è francese.
-Sabri
io parlo di cose serie e tu pensi sempre e solo al vino
Non
è vero. Anche se a volte ho preferito la botte a una botta. Ma mi guardo bene
dal dirlo a lei, che già la situazione mia è compromessa
Mi
siedo sullo sgabello accanto a lei, mi pare un po’ in ansia, ballonzola la gamba
nervosamente, il che rende nervosa anche me. Le metto la mano sulla coscia, - ooohh,
che hai oggi, i’ palletico?. O forse si sta chiedendo dove cavolo sia il fantomatico
principe azzurro che la farà ruggire di piacere.
Che
buffa la parola palletico, è usata in dialetto fiorentino per descrivere
una persona che è agitata e non riesce a stare ferma. Ma chissà da dove viene
questa parola? Spippolando sul telefono scopro
che proviene da parletico, ovvero “il complesso dei disturbi motori oggi
detti parkinsonismo, e in particolare il tremore delle mani e delle dita”. E
scopro anche che esiste in rete Il Vocabolario del Fiorentino Contemporaneo a
cura dell’Accademia della Crusca, che vi consiglio di spulciare sentitamente. Nella
mia ignoranza pensavo che palletico venisse da spallarsi, sai quando ti fai due
palle e ti viene da tamburellare le dita sul tavolo o picchiettare il piede in
loop. Ma mi sbagliavo.
-sai
che è buono questo vino francese, come si chiama? E intanto mi fa cenno con la
mano di mescere, vai vai..
“Chateau
Rimbuz”, le rispondo sarcastica mentre rimbuzzo il suo bicchiere. Che nome
fantastico per un grande vino!
A
prescindere dal nome, come ogni buon vino lui fa quel che deve fare: ci
rende allegre e un po’ brille tanto che mentre camminiamo per smaltirne
l’effetto l’Aurora attacca una canzoncina stupida: “ci son due cocchebrille ed
un orango tango, due giovani pulzelle e l’aquila reale..”
Io la seguo d’istinto e grazie al
vino che ci fa cantare ci scordiamo dell’agognato superman che ci farà urlare.