lunedì 18 marzo 2013

MI PORTO IL VINO AL RISTORANTE. sottotitolo: da' retta pallino icchè tuvvòi fare?


Si prospetta una grande serata, quella di martedì, dedicata agli champagne. Questa volta io e i soliti 12 apostoli del Dio dalle fattezze di un putto, lasciamo l’ebbro colle per scendere in città. Pizza e champagne la proposta. 
Forse esiste un’ordinanza comunale che impone alle pizzerie di Firenze di chiudere di martedì (e anche di lunedì), si, perché già trovare una pizzeria aperta è un’odissea. Alla fine, picchia e mena abbiamo trovato un posto dove andare. La cosa che più mi ha sconcertato è che alla nostra richiesta: saremo una quindicina, ma vorremmo portarci il vino è possibile? I ristoratori hanno storto la bocca.
Non capisco dove stia il problema.
Ristoratore, scusa se mi permetto, fai conto che sia tua collega e soprattutto fai conto che sia astemia. Non ti capitano mai quei clienti che bevono solo acqua? A me capita, e neanche tanto di rado. Il non vendere una bottiglia è solo in minima parte un mancato guadagno; il ricavo (si fa per dire di questi tempi!) il bravo ristoratore dovrebbe ottenerlo dalla manipolazione dei prodotti, applicando a questi un valore aggiunto che proviene dal suo lavoro, dalle sue mani, dal tempo che ci impiega, dalla sua abilità e conoscenza. Non c’è nulla di nuovo in tutto questo, allora perché ristoratore fai le storie se ti chiedo: vorrei mangiare da voi, posso portare una bottiglia? La mia risposta sarebbe: "certo, e non le applico neanche il diritto di tappo".
Altra questione spinosa su cui si potrebbe ragionare assai.
Chi si porta il vino al ristorante, lo fa –almeno credo-  perché magari vuol godersi una bella bottiglia mangiando qualcosa di particolare ecc, oppure la vuol condividere con un ospite speciale senza il peso di dover cucinare..tanti possono essere i motivi per presentarsi con una bottiglia, ma quello del risparmiare a mio avviso è l’ultimo dei motivi. Per esempio se vado al ristorante, ma trovo che applichino ricarichi esosi sui vini, semplicemente ordino solo un bicchiere, godo del cibo e mi accontento della “modica quantità”, non penso certo di portarmi una magnum da casa per risparmiare..
“Se tutti i clienti iniziano a portarsi da bere, la cantina non ti gira più”. Falso. Basta avere una carta accattivante con prodotti non proprio da scaffale, etichette insolite (e non importa tenere un Kindzmarauli o un Khvanchkara) e ricarichi corretti. Nell'osservare cosa il cliente reca in tavola si possono suggerire alternative o prodotti simili..insomma alla fine qualcosa da vendere ci scappa (siamo pur sempre commercianti noi ristoratori!).
Ancora sono pochi quelli che vanno al ristorante con il bere formula BYOB (bring your own bottle), tanto di moda in Australia già 15 anni or sono. Addirittura chi pensa di fare ciò, già mi avverte quasi premuroso per telefono: “senta avremmo una bottiglia di spumante potremmo portarla..”e così via. Alla mia risposta “nessun problema”, quasi quasi ci restano male.
Poi ci sono quelli che vogliono fare gli splendidi e arrivano con la bottiglia di champagne, “ce la può tenere in fresco, la stappiamo col dolce”. Io sarei tentata di rispondere: "mi spiace ho il frigo rotto, dovete berla subito, non potete aspettare il dolce”..lo penso tutte le volte, ma poi non lo dico mai. E gli faccio bere lo champagne nei fluttini degni d’un circolino. Ben gli sta.






2 commenti:

  1. Mii.... Sabbri ben detto, e sottoscrivo.
    Fresco di un pranzettino(one per la verità) con le persone giuste (gli amici più vicini) con le nostre bottigline(;-)) scelte e portate per godercele insieme dico che non c'è formula migliore per far festa, condividere e approfondire come la materia vino vuole. E poi come giustamente dici lasciamola una porta aperta, non è vero che il vino non si vende nel ristorante, ricarico scelta e passione fanno la differenza. ben detto!

    az

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    1. Ciao Sabrina,
      buono il vino Georgiano........

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