Salire a cena fino su alla trattoria sull’ebbro colle, dopo
decine di tornanti e qualche boschetto ha un preciso significato: voglio stare
tranquillo con te, in un posto carino e un po’ appartato. Insomma ti voglio
corteggiare un pochino.
Ed io son qui apposta per servirvi e tacitamente sostenere
la vostra impresa d’amor cortese.
Offrendovi un servizio discretamente lento e mai intrusivo,
per prolungare il vostro stare a tavola fatto di sguardi, carezze, micio micio,
pucci pucci baubau. Scene forse un po’ mielose, ma che suscitano comunque un
pizzico di invidia, perché così ha da essere, perché dolcezza e galanteria son
due cose sempre gradite a noi donne, anche a quelle che si spacciano per donne
Rambo.
Perciò da parte mia un piccolo aiuto nella scelta del vino,
qualche suggerimento tra le proposte del menu e infine un sorso di moscato
offerto per concludere in scioltezza, che suoni anche un po’ come a dire: io il
mio l’ho fatto ora sbrigatevela fuori che s’è fatto tardi e io c’ho un sonno
boia.
Arriva il momento del conto e i signori si avvicinano alla
cassa e lui chiede con naturalezza: “li accettate i ticket?”
Sgrunt!
Rispondo con tutta la cortesia che riesco a rastrellare in
ogni dove, che sono desolata, ma “no, non siamo convenzionati”. Tengo a freno
la mia lingua tagliente che ora prude all’inverosimile: guardi che se anche ci
fosse un cartello grande come una casa QUI TICKET RESTAURANT, non li accetterei
comunque, ma che razza di figura invitarla a cena e pagare con i buoni pasto! E
lei Signora, dica qualcosa del tipo: “amore lo sai dove te li devi ficcare i
tuoi ticket , uno per uno?”
Ma tutto tace, io per prima, la signora pure. Quassù nella
trattoria sull’ebbro colle, una Italia in miniatura fatta di donne che
continuano a incassare in silenzio, ormai completamente incapaci di sdegno per
una mancata galanteria.
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