Eccopinò è giunta al
suo terzo anno. E io ci sono, per la terza volta. Non me li perdo i
vignaioli dell'Appennino Toscano, proprio no. E poi c'è da dire che
grazie a questa manifestazione si aprono le porte di palazzi e ville
che altrimenti avrei difficilmente potuto visitare. Si, perché tra
gli scopi dell'associazione, elencati nel manifesto dei
viticoltori di pinot nero dell'appennino c'è anche quello
di “creare le condizioni per realizzare un percorso turistico
(artistico, culturale, storico, paesaggistico) ed enogastronomico
attorno alle aziende”. Pertanto la rassegna viene organizzata una
volta all'anno a rotazione nelle diverse valli montane in cui operano
i viticoltori aderenti. Il debutto due anni fa a Borgo San Lorenzo,
nella Villa Pecori Giraldi, poi ancora Mugello, perché è proprio in
questo territorio che opera la maggioranza degli associati, ma è la
volta di Scarperia, nel trecentesco Palazzo dei Vicari.
Quest'anno la manifestazione approda in
Casentino nel Castello dei Conti Guidi di Poppi.
Il castello di Poppi l'avevo sempre e
solo visto da fuori, per i miei frequenti aperitivi in Pratello, dal
quale si gode la vista mozzafiato su tutta la vallata. Alle spalle
i monti del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, fino al Monte
Penna, sui cui ripidi pendii di roccia nuda si arrocca il Santuario
della Verna. Davanti la pianura fino a Bibbiena e oltre, tra Arezzo e
Sansepolcro.
Ma i vini?
I vini mi piacciono, hanno una loro identità e un loro perchè di territorio e di intenti, e mi piacciono questi
vignaioli che hanno dedicato il primo punto del loro manifesto associativo alla volontà di
“migliorare la qualità dei rapporti umani, tra persone che
condividono la stessa passione sotto il segno dell'amicizia, dell'impegno, dell'onestà e della convivialità.”
Bene, io vini di persone così li voglio, per questo nella mia carta c'è una
pagina dedicata ai pinot nero dell'appennino toscano. L'ultima pagina, come a dire finale di carta in
crescendo.
Alla domanda frequente:- ma li vendi?, -ma chi te
li prende?- Rispondo che si, li vendo, non i numeri di un chianti
rufina e nemmeno i numeri che fanno i vini di alcune zone toscane molto di moda. Numeri molto più modesti ma di grande soddisfazione. Ogni bottiglia
stappata è un punto a favore di un essere vignaioli che mi piace.
Chi me li prende? I curiosi e quelli che si fidano: -per il vino fai tu-.
Per tutti quelli pro vitigni autoctoni e che arricciano il naso
all'idea di un pinot nero di Toscana, rispondo con le parole di Vincenzo Tommasi, presidente dell'associazione: -neanche il cipresso in Toscana è autoctono..-
Nella sala sono proiettate in successione immagini di filari sotto la neve, di vigne abbarbicate su pendii ripidi, di uomini in passamontagna che sorridono all'obiettivo, abbracciati alle mogli e vigneto alle spalle: come a dire vi presento la mia famiglia, è qui che abbiamo messo radici, nel vero senso della parola. Immagini senza musica e si scusano i vignaioli per la mancanza della colonna sonora, che, a detta loro, se ci fosse stata sarebbe stata affidata a Bob Dylan e Johnny Cash (hai detto nulla!) in
Girl from the north country. Non sono certa del perchè di questa scelta musicale, mi
vergognavo a chiederlo, per cui improvviso l'interpretazione: nord viticoli
tutti i territori coinvolti, e fino a qui nulla di nuovo, ma che il pinot nero fosse una girl, mai l'ho
pensato. Sarà mica perchè si dice sempre che è una vite
difficile e capricciosa?
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