Per S.
L’Aurora mi propone di uscire per
mangiare un po’ di sushi. Non ho alcuna dimestichezza con la cucina
giapponese e quelle due-tre cose che conosco le devo ai libri della Yoshimoto.
Mi correggo, alla Signora e a Giorgio Amitrano, suo meraviglioso traduttore,
devo molto molto di più.
Accetto volentieri.
Le bacchette restano per me un
mistero. Ci provo, ci riprovo, mi sforzo, sudo e resto una frana. Ognuno ha i
suoi limiti. Mi faccio portare una forchetta e uso le bacchette per raccogliere
la mia chioma corvina in uno chignon arrangiato. Il cameriere mi guarda
perplesso: “in realtà si usano per mangiare” e mi fa un sorrisino ironico.
“Sono una donna fantasiosa” gli rispondo strizzando l’occhio, acidina come
l’umeboshi. Poi ricordo di aver letto da qualche parte che è un gesto di
maleducazione alzare le bacchette oltre la bocca, o usarle per indicare
qualcuno e così via. Farne delle forcine deve essere una vera e propria
cafoneria..me le sfilo e le ripongo nella borsa.
Quando il cameriere si riaffaccia
al tavolo per versarci il tè sorride: -con i capelli sciolti sta molto meglio
signora..- e io credo di essere stata proprio villana. Accidenti a me.
Vicino alla porta di ingresso c’è
un tizio solo seduto ad un tavolo, che l’Aurora occhio di lince ovviamente ha
già notato: il tipo tintinna le bacchette emettendo una sorta di musichetta un
po’ sgraziata.
-be’ che ne dici del Mr
Tambourine man laggiù? E mi indica il suonatore di bacchette..
-è di spalle, e quelle promettono
bene, fatti un giretto alla toilette- le suggerisco- pipì urgente..il bagno è
proprio lì
-in..continenti alla deriva eh?
sghignazza l’Aurora e quel nostro confabulare soft dai toni underground si
tramuta in una fragorosa risata molto overground
Mr Tambourine si gira, poi
riprende la sua posizione di spalle. Poi si gira un’altra volta e poi ancora e
un numero di volte che ora mi sfugge. Lo sguardo diretto all’Aurora.
-accidenti e se si avvicina che
gli dico?- la voce della mia amica è sgomenta
-caspita Aurora noi siamo quelle
degli ultimi carteggi d’amore, delle attese sotto i portoni, delle discussioni
infuocate fino a notte fonda, delle grandi eroine romantiche e ti mancano le
parole per un colloquio col sig. Tamburello?
-il ristorante giapponese è un
buon posto per cenare da soli-, io inizierei così, -c’è silenzio, si può stare
tranquilli e trascorrere del tempo indisturbati..-
-sempre se non si ha la sfortuna
di incontrare due tizie fiorentine in libera uscita..-aggiunge lei
-puoi sempre tentare con un “vuoi
fare sukiyaky con me?” e andare dritta al punto e poi correre a suicidarti se
non gli piace il tofu
“Per me i veri angeli sono le persone che in certi momenti
compaiono all’improvviso a dare luce alla vita”.*
*Arcobaleno, Banana Yoshimoto
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