“Prima che il gallo nero canti 3 volte tu mi tradirai”,
questo le disse il sommelier sospettoso, facendola sentire più piccola di un
verme, quasi un vermentino.
Lei tentò di difendersi: “ma che carso dici?”
“Bugiarda!” lui non aveva ancora digerito quella panzana in
chianti dell’uscita con l’amica. Da quella sera lui viveva nel timorasso che
lei lo tradisse
Sentiva di avere in testa il peso di una intera Val di Cornia in
lungo e in largo, ma non era nato a Suvereto. Decise di farsi un goccetto di muller
turbau che lo rese ancora più ansioso.
Allora cercò sollievo con un infuso calmante di Friuli-Latisana,
bevibile solo dopo l’ebollizione, con aggiunta di miele e un cucchiaio di
grappa.
“Eh smettila di bere quei troiai, ho io La Cura per te”, le
disse lei con voce dolce. Ma lui odiava il merlot e questo non fece che peggiorare la situazione
Ma non volarono botte né botti, neanche barriques, giusto un
paio di meritati pugnitelli a indicazione geografica protetta. Perché l’amore
non è bello se non è un po’ vigorello, e pace fu.
Con sigaretta a seguire.
E mentre tentava di liberare le vie aeree infilandosi una falanghina
nel naso, osservava lei con occhi innamorati. No, lei non era quel terratico di
babbiona con l’unghia aranciata. Lei ai suoi occhi era la più bonarda, perché era fresca e vivace, talvolta
frizzante, in una parola amabile.
Nessun commento:
Posta un commento