mercoledì 16 marzo 2016

WALTER MASSA SHOW



“..perché un enologo se non è anche filosofo è meglio che faccia un altro lavoro”. E con quegli occhiali da intellettuale e quelle rughette sexy sulla fronte come fai e non dargli ragione? Gliela dai a priori. La ragione. Che poi la sua storia dimostra che ragione ne aveva da vendere..
Non parlerò di quanto sono buoni i vini di Walter Massa, perché è cosa nota. Parlano da soli, non hanno bisogno che sia io a dare fiato alle trombe e celebrarli. 
Quello che invece vorrei, è poter descrivere il racconto di Massa, sferzante e diretto, che non lesina frecciate a nessuno, consorzi di tutela, associazioni di categoria e loschi personaggi politici, che hanno contribuito a “costruire il nulla, o al limite qualche fascicolo presso diversi tribunali della repubblica”.
Una storia che parte dal Timorosso per arrivare al Timorasso, un po’ come la storia dell’Italia dei grandi rossi che scopre negli anni che bere vino bianco è altrettanto piacevole. Superata l’ansia da Timorosso, via le vigne a barbera. Poi via anche il cortese che a Monleale con Massa non ci voleva stare e a dispetto  s’era impuntato a non sviluppare i suoi aromi. 
“timorasso? Ma va là, lascia fare!” gli dicevano i contadini dei colli tortonesi a metà degli anni Ottanta”
Ma lui, l’enologo a tratti filosofo, e per certi versi matto scatenato, va in fissa col Timorasso, un’ uva pressoché scomparsa e ne fa un vino come piace a lui, “perché un vino mica deve piacere a tutti”. E lo fa con la sua ricetta di 4 ingredienti:
solo uva
sole
buon senso
tempo
 “perché senza il tempo non vai da nessuna parte, neanche se hai fatto la scuola enologica di Bordeaux, figuriamoci  quella sfigata di Alba". Che poi parliamoci chiaro, quando un vignaiolo fa il vino vede subito la bottiglia da vendere, si perché un vino dopo 10-12 anni in cantina “più che sui lieviti sta sulle scatole”.  Ma è un gioco il suo, a prendersi in giro. "il 1995  è stata l'annata più acida della storia e il mio timorasso faceva schifo": il coraggio di tenere ferme 6000 bottiglie per qualche anno, per regalare poi a qualcuno qualche emozione.
 “A chi mi chiede perché faccio 4 vini tutti uguali, rispondo - Chiamiamole le enoconvergenze parallele di Walter Massa-“ . Ma la verità è che Derthona, Costa del vento, Sterpi e Montecitorio, non sono solo dei timorasso,  sono 4 vini diversi. Sono l’identità enologica, tanto agognata da Massa, che ha deciso di chiamare i suoi vini con il nome delle colline sui quali sono prodotti. Perché ci dobbiamo difendere col territorio, è questa la nostra vera arma difensiva. “Facciamo un esempio: se domani Belen Rodriguez decide di fare timorasso nella Costa Berica, ci sarà di sicuro un esercito di tonti che lo vogliono. Bene difendiamoci col territorio: io vendo Derthona, il timorasso lo lascio vendere agli altri”.

In degustazione le 6 magnum:
Derthona  2012
Montecitorio 2010
Sterpi 2009
Sterpi 2007
Costa del Vento 2003
Costa del vento 2002


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