Per mangiare alla Compagnia dei Vinattieri ho sudato le sette camicie. Per ben tre volte
ho tentato invano di prenotare: era sempre pieno. Lì per lì ho pensato: wow che
fico deve essere questo posto, seguito a ruota da “uffa che palle, io avevo
fatto la bocca ad andare lì”. E non c’è
cosa peggiore per me, che immaginarmi una cena in tal posto e poi ripiegare su
un altro. Mi metterei a fare le bizze come i bambini, sdraiata in terra a
battere i piedi e strillare “noooo e io lì non ci vengo, brutto, cacca, bua”
Stasera ce l’abbiamo fatta, prenotando con largo anticipo e raccomandandosi
ai santi protettori di Siena, che pare siano addirittura 4. Si perché se vuoi
ottenere qualcosa devi rivolgerti a chi conta, non solo in Terra.
Scelgo il tavolo più centrale che c’è, cogliendo di sorpresa
la Stef che forse gradiva una situazione più defilata, perché già sa come andrà
a finire.
Siamo io e lei, la mia amica del librino rosso e questa è
una di quelle sere da confessioni e buon vino. So che tutto quello che dirò lei
se lo ricorderà e mi chiedo se questo sia un bene per me o una tremenda sfiga. Chissà
se si ricorda delle mie cose perché mi ha nel cuore o perché me lo vuole
trafiggere a cadenza regolare, con le parole: “Sabri ti ricordo che quella sera
hai detto che ..”
Cosa? Quale sera? Io non mi ricordo neanche la mia data di
nascita a volte e lei si ricorda la frase detta nel tal posto alla tal ora,
quante volte sono andata al bagno e si mi ero fatta i baffetti oppure o no. Ma
in fondo io ho bisogno di una persona così nel mio disordine smemorato, che a
tratti è amnesia globale permanente. Ma in questi di solito casi è colpa del
vino, non mia.
Il titolare di questo luogo fico, che, col dovuto rispetto, è
fico a sua volta, ci viene incontro per salutare Stefania e io mi prodigo in
una calorosa stretta di mano e mi presento: “piacere sono..”
“guarda Sabri che vi siete già conosciuti, a Castellina ti
ricordi..?”, sottolinea puntuale e precisa la Stef. A conferma di quanto ho
appena detto.
“Ma dai accomodatevi!” e ci sorride così per sdrammatizzare
l’imbarazzo; già dopo il primo bicchiere in compagnia di Pojer e Sandri e il
loro pinot nero il dramma si tramuta in commedia con la perdita di ogni tipo di
imbarazzo. E c’è ancora chi sostiene che
bere faccia male.
Quando apro il menu di un ristorante posso avere due
reazioni:
a. non so che scegliere perché non trovo niente che mi convince
b. non so che scegliere perché vorrei ordinare tutto
Ai Vinattieri è il secondo caso.
“Senti io vorrei ordinare la quaglia col ciaccino e la riduzione di vino rosso, le polpette di fagiano con pecorino e salsa di
nocciole e poi il carré di agnello
con arancia e caffè. Si mi pare bene così”.
“azz..tutta verdura eh?” commenta lei
“siamo stati cacciati dal paradiso per aver mangiato la
frutta mica l’arista al forno. Io ho deciso di non rischiare più inutilmente”
Ci abbiamo aggiunto anche un primo piatto, ripieno
naturalmente, e poi ci siamo divise il tutto, a volte litigandocelo.
Marco da buon titolare accorto e navigato, comprende lo
spessore delle due bocche sedute a centro sala e le allieta con piccole sorprese
come l’aringa affumicata con cialda di
patate e cipolla marinata. Scommetti che questa volta non me lo scordo?
Poi però il coraggio di scegliere per dolce la crema alla banana e caramello salato ce
l’ha avuta lei..no così tanto per dire.
Ammetto che è stata un’ottima idea.
Compagnia dei Vinattieri, via delle Terme 79, Siena
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