La Marta ha la sua teoria: il sabato sera si esce perché escono
tutti.
“Mhm” rispondo contrariata al telefono
“Si ok tranne voi ristoratori unti e con le occhiaie scavate che ci potete appoggiare il mestolo, che state a bollire per
far divertire noi terremotati mentali”
“Quindi? arriva al sodo..”
“Quindi dal momento che hai chiuso il ristorante, se stai in
casa di sabato sera o sei malata o sei parecchio impegnata in altre faccende”
Eccola lì dove voleva arrivare..mi guardo i piedi con i
calzini celesti che spuntano appena dalle ciabattine sanitarie e penso che
conciata così le uniche faccende praticabili sarebbero quelle domestiche. Ma no,
quelle si fanno di mattina, mi dico, tanto per fugare ogni possibilità di
granata e mocio alla mano. Poi mi ingoio due barbiturici con la candeggina e vo
a letto. Per lo meno troveranno casa pulita.
Voglio far rosicare la Marta un po’
“Be’ in effetti hai ragione, ho da fare, ti devo lasciare” e
riaggancio
Pochi secondi dopo dlin dlon, il telefono si illumina. E’
sempre lei con un messaggio di cui non riporto il testo per creanza, diciamo
che il contenuto, riassunto, sta a metà tra: divertiti my friend e si può
sapere con chi sei zoccola?
Forse più la seconda rileggendolo bene.
Siamo io e una playlist della Bandabardò. Oggi non lavoro,
oggi non mi vesto, resto nudo e manifesto. Sono fuori dal coro..
Io, loro, e un pentolino di acqua che bolle: mi sto preparando un orzo. Ma
non glielo dirò mai alla Marta, capace che piomba su con una borsa piena dei
suoi vestiti ascellari da farmi indossare con la forza per farmi uscire. Solo che
i suoi vestiti mini per me sono abiti con lo strascico, per cui non ce li
scambiamo mai i vestiti. Ho perso il filo, dunque dicevo l’orzo, meno stress e più farfalle.
Tanto per chiarire, l’orzo lo bevo (a volte) la sera al posto del caffè, ma quando sono da
sola, per evitare prese di culo varie ed eventuali. Non so perché la gente ce l’abbia
con l’orzo e con quelli che lo bevono. L’ultima volta m’hanno detto che bere l’orzo
è come scaccolarsi col guanto da forno. Ci sono rimasta parecchio male ecco. Soprattutto perché il discorso non si è esaurito lì, ma è proseguito con delucidazioni sull'ars scaccolandi a mani nude, il dito indice e l'unghia che aggancia pezzi di aspirapolvere, mulini a vento e resti di Otzi. Per qualche giorno ho bevuto solo latte di mucca. Un altro orzo pomeridiano in un bar del centro mi valse una frase tipo: tu che prendi? per me un orzo. Un orzo?! ma io con quelle che bevono l'orzo non ci esco per principio. Infatti dopo un po' abbiamo smesso di vederci, vuoi per l'orzo, ma anche per altri piccoli particolari.
Non basta. Uso orzo liofilizzato, insomma l’Orzo Bimbo, che
da quando non c ha più il bambino lentigginoso stampato sulla confezione, mi
pare ancora più amaro. E non c'è nemmeno lo scuolabus giallo che attraversava i campi d’orzo di
Galliano per portare bambini a scuola a Barberino di Mugello. Bambini iperfelici che avevano fatto colazione con l'orzo solubile. Correvano gli anni 80, eravamo tutti più felici, soprattutto nelle pubblicità. E
l’orzo solubile sembrava anche dolce, a volte pure buono. Per chi non si
ricorda lo spot eccolo.
Allora perché lo bevo? Credo che a fregarmi sia quella
schiuma compatta e ambrata che si forma solo se lo hai sciolto bene senza che compaiano
i grumi. Ricorda la schiuma di un cappuccino, o quella densa e morbida di una stout,
ma è solo un ricordo, che svanisce all’istante, quando al schiuma ti arriva alle labbra. Niente
freschezza dissetante, né aromi d’orzo tostato e credo si siano persi anche eventuali poteri
digestivi. La bevanda è piuttosto acida, con forte aroma di bruciacchiato e
amara. Ma è calda e mi fa compagnia a lungo nella tazza. E poi nelle sere di
solitudine domestica, vestita come il mago Galbusera, qualunque bere sarebbe
amaro, tanto vale andarci di orzo ad effetto nocebo. Tanto la prossima canzone
è Beppeanna. E attenziò, concentraziò, ritmo e vitalità
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