lunedì 18 luglio 2016

LA TENDA ROSSA SULLA TORRE DEL CHIANTI e riflessioni sul concetto di fico


“Dai andiamo a trovare Natascia sulla Torre!” mi propone la Stef qualche sera fa. Per chi come me ha lo spirito d’iniziativa di un gatto addivanato in piena fase digestiva, gli amici vulcanici sono la salvezza. Posso però dire che la mia carenza di idee è direttamente proporzionale all’entusiasmo con cui accetto quelle altrui interessanti
“Dai fico!” rispondo eccitata, interrogandomi sull’adeguatezza della mia esclamazione.
La Torre del Chianti è alta 33 metri, non ha merli, né campane, ma una struttura cilindrica grigia in cemento armato, è di proprietà del Comune di San Casciano, ed ha la funzione di deposito dell’acqua. Un ascensore a vetri esterno conduce fino alla sommità: una terrazza circolare con un panorama da togliere il fiato. Tra le luci di Firenze che brilla all’orizzonte, l’occhio attento può scorgere la cupola del Brunelleschi, mentre nelle serate limpide si può addirittura vedere il mare.  È una di quelle strutture ingombranti sul territorio, ma resa bella da un’idea.
E l’idea è di Natascia Santandrea, regina della Torre dell'acqua, che vi accoglie sulla cima, all’aprirsi delle porte dell’ascensore, con un sorriso radioso ed eleganza regale. Vi dà il benvenuto in questo salotto a cielo aperto, arredato con tappeti e candele, come fossimo in una tenda berbera  e invece siamo a San Casciano e la tenda è quella rossa di Cerbaia. In altre parole fico.
Arriviamo sulla torre nel tardo pomeriggio, con la Stef che fissa il pavimento dell’ascensore mentre saliamo, perché a guardare di sotto le viene un capogiro. Ma ti sembra normale che una che soffre di vertigini ti invita a cena in cima alla torre circondata da vetri?



Le porte dell’ascensore si aprono,  Natascia ci aspetta, elegante col vestito dalle tonalità dorate, e ci fa accomodare su dei cuscini in terra e subito ci serve un Gin Tonic Rosé e dei biscottini salati “perché vedo la Sabri assorta -dice- forse avrà sete”
“Mica c’è salita a piedi sulla torre” -è il commento della Stef
"Fiiico." è tutto ciò che mi viene da dire mentre guardo imbambolata il panorama. Rieccolo. E' il mio linguaggio talmente povero da non trovare un altro aggettivo qualificativo consono?
Forse non me ne vengono altri perché semplicemente è l'espressione appropriata, che traduce quello che penso e sento. Fico è un’espressione di pancia, intima, immediata, una reazione di getto davanti a qualcosa che ti colpisce alla vista e in questo caso anche al palato. È più di un semplice bello, è chic, è originale, esclusivo, ganzo, emozionante. Tutto ciò tradotto con quattro lettere. È un po’ come il OH WOW! degli americani, che non è l’impoverimento del linguaggio, ma un’espressione di stupore felice. Precisa, essenziale, diretta. Fico è un aggettivo, a mio avviso, già declinato al grado superlativo senza bisogno di suffisso. Ed è perciò una parola bella, è una ex parolaccia a nuova vita restituita, entrata a far parte del linguaggio comune, da quello dei cartoni animati a quello politico. Ora, se vale quanto detto sopra, quello politico attuale è l'unico ambito in cui fico è inapplicabile, ma è solo una mia personale osservazione,

Cala il sole e cambia il panorama dalla torre con la luce del tramonto, e poi cambia ancora all’imbrunire. Si accendono le candele sulla terrazza e la luce di un riflettore da cinema posizionato in un angolo. Sempre che si possa trovare un angolo in una terrazza circolare. Il tempo scorre, sei sempre lì, ma nel frattempo ti sembra di essere stato in posti diversi, tanto cambia la percezione del paesaggio al variare della luce. E cambia il vino che ci viene servito, quasi ci fosse un vino adatto per ogni ora della sera. E forse c’è, e Natascia l ha trovato. Poi arriva la cena al sacco, preparata nelle cucine del ristorante e trasportata al momento dalle mani di Maria Probst fino in cima alla torre. Chissà perché l’immagine della chef che guida il furgoncino, veloce, con i sacchetti di carta con la cena,  mi pare a tratti buffa e a tratti tenera.  




E come dal sacchetto di Mary Poppins, escono le caramelle al salmone e ginger,  gli spaghetti nel vasetto con cozze e bottarga, ancora caldi e abbondanti, perché alla tenda Rossa non c’è solo il bello e il buono in un piatto, ma anche la sostanza, e di questo ve ne siamo grati.  E poi ancora uno spiedino di quaglia e verdure e un wafer di cioccolata piccante. Puoi cenare sdraiato sui cuscini, oppure su un puff in pelle, su sedie decò o su un elegante divanetto e osservare le luci delle case che si accendono e si spengono come in un presepe. Nel dopocena puoi osare con un  sigaro toscano abbinato ad una grappa elevata in legno.
E ditemi se tutto questo non è fico.
Ovvio che occorre prenotare, sennò rischiate di fare il viaggio a vuoto. Sbrigatevi perché avete tempo solo fino ad agosto
info@latendarossa.it
055826132

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