giovedì 14 marzo 2013

TASTE E FUGGI



Incursione a Taste 2013, of course, cioè di corsa, tanto per tradurre in italenglish..
Di sabato pomeriggio è chiaro che son di corsa. C’ho  un ristorante che diamine!!
Ma a quelli di Pitti gli struscia una mazza del ristoratore, tanto che all’ingresso per scalare 5 euro dal prezzo del biglietto –in qualità di operatore del settore- m’hanno chiesto la visura camerale dell’azienda che mi è costata 18 euro.. alla faccia della fiera!
Tant’è.
Alle 15.30 son dentro, l’amica Stefania mi aspetta: alle 16.00 c’è Vissani al Taste Ring. Mannaggia a me c’ho 3 ore risicate per girarmi gli stand e mi vado a infognare con “A volte ritornano..gli anni 50 in cucina”. Onestamente non mi è parso che siano state dette cose particolarmente originali, sul ritorno alla cucina della nonna..mhm nutro qualche dubbio.  Big Gianfranco “il gelato che ho assaggiato sapeva solo di azoto, era cristallizzato (..)” son frasi che da Lei non mi aspetto, anzi mi scombussolano proprio!
Resisto fino quasi alla fine della conferenza poi finalmente mi ributto nella mischia degli espositori, diretta come un fuso alla zona brewery..c’e davvero tanta bella birra. MOA con i suoi luppoli inglesi, ricordi di brughiere e cavalli al galoppo,..ripigliati Sabri, siamo a San Piero a Ponti! Romanticismo svanito puff!..ma la 16plato resta, e con lei i luppoli inglesi dal forte amaricante quasi affumicato. Buona, anzi good!
Poi assaggio le birre di Math, il “primo birrificio nato sul territorio del Chianti Classico”; anche queste birre sono indicate con numeri: La 70, La 16, La 68, La 27.
O i birrai amano la matematica o più semplicemente danno i numeri. Decidete voi.
La 16, birra ad alta fermentazione realizzata con fiori di gelsomino: insolita e graziosa.
Poi il birrificio San Quirico, l’Olmaia, Bruton ecc. le vorrei mettere in carta tutte, ma ancora, nel mio locale –sigh- fatico a far passare il messaggio di una birra che costa più di un Chianti Classico corretto prodotto nello stesso comune o poco più  in là.
L’amica Marina sul suo blog intitola il pezzo “Taste: the fashion food”. Come darle torto quando afferma: “Dal prosciuttaio al pastaio, il cibo si mangia con la bocca ma soprattutto con gli occhi: packaging curati, colori, font e un’esposizione degna di una boutique”.
Due esempi? Pitture per Papille e i sorbetti Della Negra. Cliccate e osservate.  
L’angolo spagnolo m’ha lasciata perplessa: ore 17.15 lascio la conferenza in favore di un assaggino di Joselito e delle tanto declamate acciughe Sanfilippo (meglio andare dai brewers con qualcosa sullo stomaco). La fiera chiude i battenti alle 19, ma sia il cortador (il tagliatore del jamon) che l’acciugaro han tolto le tende già appena passate le cinque. Allo stand mi dicono: è tardi, tra poco la fiera chiude. Come tardi, ma se chiude tra due ore?!!
Da quel che conservo dei numerosi viaggi in Spagna è per certo che per gli spagnoli non è mai tardi, anzi è sempre troppo presto; le cinque del pomeriggio oserei dire che son quasi l’alba.
Che disdetta! A bocca asciutta mi sono consolata con la torta Barozzi caldamente consigliata dall’amico Ivan.

3 commenti:

  1. Avrei voluto andarci lunedì per i "100" ma non stavo benissimo; leggo delle solite "problematiche" organizzative e comportamentali.., ma alla fine mi/ti chiedo: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

    Ciao,

    Ale

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  2. bboni i gelati Della Negra !
    ;-)

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  3. @ Ale, la visita a mio avviso valeva lo sforzo. per quanto riguarda il bicchiere..il mio non so perché ma si svuota subito

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