mercoledì 31 agosto 2022

In vacanza: Appennino blues

mi sono dedicata la bottiglia:
champagne Good Luck faceva proprio al mio caso!
 

Saluto questo agosto con un paio di racconti sulle ferie ormai andate da un po’. 

Avendo 5 giorni risicati scelgo una meta vicina a casa, montagna ovviamente. 

Un paesino sull’Appennino tosco emiliano, sul versante bolognese, poco distante da Porretta Terme.

Porretta Terme? Eh si tranquilli, anche i miei amici hanno avuto più o meno la vostra stessa reazione. Da sola a Porretta Terme? Più che una vacanza sembra un tentativo di suicido! Anche mia madre, dalla sua non più tenera età ha mosso una considerazione lapidaria: tu incontrerai gli anziani del comune, li mandano sempre lassù alle terme coi soggiorni estivi. Almeno non ti senti sola..

Amore di madre sincero.

Parto con le raccomandazioni di amici e colleghi, quelle rassicurazioni tipo, -no ma vedrai che ti diverti-; oppure -si guarda che lassù è meglio di quanto si creda-; -vai vai che qualche anziano lo rimorchi-. Che servono più a convincere loro che me, perché io non vedo l’ora di partire.

Tra gli altri consigli degli amici, uno su tutti: se vuoi farti notare vai al baretto del paesino e ordina champagne. Ti pescheranno l’unica bottiglia che sta là da prima della guerra, piena di polvere e te la mostreranno fieri.

La seconda sera metto in pratica il consiglio. Mi reco al baretto, sorta di centro nevralgico del paese con tanto di bocciofila all’esterno, dove un gruppetto di anziani, tra cui una signora, stanno giocando a bocce. Via dai non sono sola. Mi colpisce uno dei giocatori dai bermuda verdi, sandali e calzini di spugna bianchi lunghi. Porta sulla spalla anche un piccolo asciugamano per asciugarsi il sudore dopo lo sforzo del lancio della boccia. Deve essere tremendamente pesante una boccia, penso. Mi viene da ridere, ma mi trattengo: io sto per entrare in quel bar con le tende antimosca di plastica e chiedere uno champagne. Faccio più ridere io di quei calzini bianchi rifrangenti.

Entro e mi guardo intorno; ci sono solo due tavoli occupati. Un signore anziano concentrato nella lettura del quotidiano e altri due dall’aria più giovane che stanno bevendo: dal colore potrebbe essere birra o anche spuma, ma decido di non fissarmi su sta cosa o non chiederò mai delle bollicine francesi. Il barista, stessa classe degli astanti più o meno, è indaffarato a sistemare i bicchieri.

-Buonasera, mi dica?

-Vorrei bere qualcosa.

-Prego- e mi indica gli scaffali in vetro e specchio alle sue spalle dove c’è un buon assortimento di liquori e qualche bottiglia di vino.

-Mi dia uno champagne!

Lui mi guarda un attimo, non con sorpresa, ma proprio con uno sguardo di terrore.

-Vorrei la bottiglia intera intendo-, mi sento in dovere di specificare, non so perché…

Lui sembra accennare un leggero rilassamento, compare un guizzo di luce nei suoi occhi, forse il ricordo di una bottiglia da qualche parte gli accende un lume di speranza: venderla finalmente, e esaudire l’eccentrica richiesta di una “giovane” forestiera.



La scena come da copione: il barista prende una sedia, ci sale sopra per afferrare una bottiglia talmente impolverata da camuffarne anche la forma oltre che l’etichetta. Una bella spolverata con la pezzetta umida e tac champagne di una nota maison. Non mi resta che prenderla e muta. Ho avuto la sfrontatezza di chiedere champagne e lui me l’ho trovato. Ora lo bevi e zitta mi suggerisce quel barlume di coscienza che mi resta. Chiedo del ghiaccio per raffreddare la bottiglia e lui mi prepara una vera glacette, poi mi chiede

-quanti bicchieri le servono?

-Ma, uno mi basta- rispondo. Altro attimo di esitazione da parte sua, di nuovo il terrore negli occhi: questa mi fa chiamare l’ambulanza stasera, avrà pensato. Poi si riprende e come se nulla fosse mi porta glacette e bicchiere al tavolo, qualche tovagliolo e sparisce. Torna dopo poco con noccioline, patatine e la focaccina che stava esposta nel banco tagliata a quadretti. La focaccina intera!

Sarà stata una tattica di tamponamento anti sbronza molesta.

Devo solo attendere che la mia bravata sorta qualche effetto. Attirare l’attenzione dei fauni locali. Ma non c’è anima viva nel bar tranne quei signori di cui parlavo prima. Quello intento alla lettura è sempre nella stessa posizione, come assorto. Boh forse dorme o magari è sordo.

Gli altri due invece mi fanno cenno di brindisi con i loro bicchieri, divertiti dal teatrino a cui hanno appena assistito. Staranno di sicuro scommettendo se la finisco tutta davvero.

L’ho finita tutta. Ovviamente insieme a loro, visto che nel bar non si è presentata anima viva.

Siamo usciti tutti e tre un po’ barcollanti, io con qualche nozione di pesca e caccia al cinghiale, loro con una storia buffa da raccontare a casa a cena.

 

10 commenti:

  1. Mi è piaciuta davvero questa serata. Brava, complimenti.. Magari la prossima la fai all'OVA..

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    1. L'OVA? come faccio a non conoscere un posto che suona così trendy.. :-)

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  2. No, dai Sabrina leggerti fa bene all’anima! Bentornata Ecce Kitchen! 👏👏👏

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    1. Grazie, se ti firmi mi fa ancora più piacere ;-)

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    2. Scusami, pensavo che venisse in automatico 😂 siamo Franco e Gabriella del Podere le Pialle 😘

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  3. Sabri sei fantastica. 🤩🤩

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    1. Quando racconterò dei nostri aperitivi..preparati 🤩🤩😘😘

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  4. Che piacere leggerti ancora!!!!! Bravissimaaaa👏👏👏

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