lunedì 21 ottobre 2013

ENJOY THE SILENCE MA NON A TAVOLA


“Amare al buio, dormire al sole e mangiare in silenzio: tre sciocchezze”. Così scriveva Ugo Ojetti.
In effetti quando ho letto la notizia di EAT, il ristorante di Brooklyn in cui si mangia solo stando zitti, l’ho pensato anche io: “Vai eccone un’altra!”
Alla mia tavola se regna il silenzio è perché o sono da sola (e mangiare da soli è una delle cose che mi mettono più tristezza), oppure c’è maretta tra i commensali, gli sguardi son bassi e il boccone fatica a scendere.. Ho anche il ricordo di mio padre che batteva la mano sul tavolo “silenzio a tavola!” quando io o mio fratello s’era combinato qualche guaio.

Poi mi immagino di essere in un locale pubblico in cui tutti tacciono: forse sono talmente abituata al rumore che il silenzio “condiviso” con estranei mi mette a disagio.. e proseguendo a ragionare con fare leggero mi vien da pensare: e se mi scappa uno starnuto? Un colpo di tosse? Là dove regna il silenzio questi rumori di vita potrebbero sfociare in inquinamento acustico acuto.

Ma cerchiamo di vederla dall’altro lato: lo spirito che ha motivato l’originale ristoratore newyorkese ha più a che fare con lo zen. Secondo Nick Nauman, il gestore del locale, non parlare a tavola “è un modo di concentrarsi sull’esperienza del mangiare, una delle attività umane più profonde”.
Leggo sullo yoga journal, che consulto per l’occasione, che esiste una Meditazione Culinaria all’interno della quale “ Mangiare in silenzio può aiutare a mantenere un atteggiamento espansivo e a concentrarsi per assorbire il nutrimento nel proprio essere. Anche in città, nel quotidiano, si possono fare scelte in linea con questi principi: magari scegliendo un’assolata panchina in un bel parco ed evitando i bar angusti e affollati”. E se questo è un principio zen, allora è pure il mio, io che di regola ho un pensiero solo zenzero e zero zen.

In qualità di cuoca/ristoratrice io sono la prima a urlare a bassa voce: “Fate silenzio, non sentiamo i sapori!”, ma allo stesso tempo vi prego di non invitarmi a cena chiedendomi di stare zitta. Mi vien l’ansia al solo pensiero.

3 commenti:

  1. Se il menù di suddetto ristorante prevedesse pane e salame, cacio e baccelli, vino come si deve e una fetta di finocchina di sottofondo, da una massa di stitici i commensali diverrebbero un allevamento di pappagalli canterini.

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  2. ma che salame!! il menu è strettamente vegetariano! con una fetta di pecorino gorgheggi..

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  3. E allora se mettono nel menù pecorino e aglietti freschi, bagnati di miscela birra e spuma o spuma e vino bianco.... hanno gnuiorc ai loro piedi..

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