domenica 7 febbraio 2016

CONIGLIOLI E MOCCOLI


Mi fermo al Circolo del paese a prendere un sacchettino di cenci fatti da quelle donne, ovvero le signore del paese che fanno le volontarie alla casa del popolo.
Al tavolo vicino al bar c’è Varo, che sta tirando giù una sfilza di sacramenti farciti e coloriti, perché gli è cascata un po’ di cedrata sul berretto, che aveva appoggiato sul tavolo.
Varo è un vecchio compagno di scuola del babbo, ed è famoso in paese perché parla dicendo una parola e 3 moccoli, qualunque sia l’argomento di cui discute. Riesce a coniare dei moccoli originali e fantasiosi, che in genere sono lunghi e articolati in vere e proprie frasi, e lo fa in una maniera così bonaria, che fa ridere senza infastidire.
Tipo ora, che sono arrivata e lui stava già a metà del suo discorso, parlava di un qualcosa o qualcuno non esattamente simpatico, che prendeva qualcosa di molto grosso, dietro a una porta su un cavallo a dondolo.
“Dai Varo non ti arrabbiare, il cappello si lava”
“glié di lana, a lahalla rincincigna
??? Non ho capito..
Guardo la Rosetta che dietro il bar lava alcune tazze come a chiederle se ha capito
Lei alza le spalle e mi conferma di non avere inteso una parola manco lei
“Varo come hai detto?”
“A lahalla rincincigna”
Allah allah? Sembra il grido d’incitazione di un militante dell’Isis. Varo un li  può vedere i preti ( e neanche loro possono vedere lui con tutti i sacramenti che tira), ma ora che si sia convertito all’Islam mi pare strano
“Via vo a desinare, oggi la Vanna fa il conigliolo al sugo...bona ughe!”
Mi sento sollevata che Varo non si sia fatto esplodere in nome di Allah, ma resto col dubbio di quella frase. O che avrà detto?
Il coniglio al sugo è quello cotto al tegame con il suo fegatino, una ricetta dalla bontà indiscutibile, che qui da noi è il piatto della domenica, della festa. A detta mia è anche il piatto delle porcate, perché ci vanno etti di pane a ramazzare quel sughino. E poi ci si leccano le dita unte. La gioia vera, la gioia di sostanza, che solo un conigliolo sugoso sa dare.
Tradizione vuole che col coniglio in umido ci vada in sposa l’erba, spinaci o rape, spesso tutte e due insieme. E giù dell’altro pane. Provo un po’ di invidia per Varo, come mi piacerebbe entrare in casa con quel profumo di soffritto e la pentola di coniglio sulla cucina economica.
“Varo non ci mangiare troppo pane eh?”
“La morte la m’ha a trovare contento” e sgancia un altro moccolo colorito che se non ricordo male aveva per oggetto qualche Papa morto e sepolto, dice a sciare al Corno alle Scale, e un salamino lungo e saporito.

a lavalla rincincigna = Se la lavi si ritira. Traduzione a cura di Aldo Somigli, cui ho subito chiesto, in quanto vecchio compagno di classe di Varo. Aldo a differenza di Varo, raramente bestemmia.



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