venerdì 17 febbraio 2012

THE TULIP: IL VINO AL BICCHIERE...DI PLASTICA

La più grande innovazione dopo il bag in box, secondo la Wineinnovations Ltd che ha firmato questa novità. Ovvero 187 ml di vino confezionati in un bicchiere di plastica (un calice), chiuso ermeticamente da una linguetta metallica, come quella utilizzata per i vasetti di yogurt (anche se il Tulip assomiglia di più a una coppa Malù..)
The Tulip, la cui visibilità e volume di vendite hanno subito un’impennata dopo la partecipazione nel 2009 allo show televisivo della BBC Dragon’s Den, è già presente il due linee: The Italian Job (nelle versioni rosso-sangiovese/merlot, bianco –sauvignon blanc- e sangiovese rosé) e Le Froglet (shiraz francese, chardonnay, rosé).
Dopo che la notizia è apparsa qui, si sono scatenate le polemiche dei lettori, tutti accomunati dallo sdegno per il vino nella plastica. Aperta parentesi: a Firenze mi capita spesso di imbattermi in locali che dopo una certa ora ti servono il vino nei bicchieri di plastica (e non sono certo dei calici), se manifesti l’intenzione di sorseggiarlo appena fuori della porta di ingresso. Chiusa parentesi.
A mio avviso ci sono due aspetti che giocano a favore di questo prodotto.
Innanzitutto è geniale l’aver previsto un contenitore monouso per il vino che non fosse la lattina o il tetrabrick da succo di frutta, da bersi con la cannuccia (di questo siamo già molto grati alla wineinnovations..). Il vino è stato pensato nel suo contenitore per eccellenza: il calice, seppur di plastica. In secondo luogo questo prodotto ha un’utilità, un suo perché in quelle situazioni in cui bere del vino (allo stato dell’arte) è praticamente impossibile. Ad esempio ai concerti, alle manifestazioni sportive, durante i festival all’aperto ecc.
Detto questo si può discutere sulla scelta del sangiovese rosé, sul fatto che non esiste lo shiraz francese, ma solo il syrah francese e sulla qualità del vino, che peraltro non ho assaggiato dal momento che non è ancora disponibile sul mercato italiano. E’ pur vero che se vado allo stadio (per la musica, non certo per la partita) e ho sete e mi prendo una coca cola, non bado certo alla qualità del prodotto, sennò starei senza bere; perché allora dovrei lanciarmi in una crociata contro il “vinello” in questione? E infine ci si può interrogare sul perché The Italian Job, il colpo all’italiana, sia stato messo a segno dal signor James Nash, London UK.
Se mai arriverà  in Italia, è chiaro che non mi ci riempirò il frigo, né andrò a cercarlo nell’enoteca meravigliosa di qualche amico, ma se fosse disponibile, mettiamo caso a giugno, al concerto dei Coldplay lo prenderei sicuramente, visto che non bevo bibite gassate o zuccherate e l’acqua mi fa ruggine.
Unica nota dolente è l’inserimento del post nella voce “il vino lo porto io”: il rischio è che nessuno mi inviti più a cena per paura che rechi in dono una dozzina dei prefilled wine goblets.
Porterò i pasticcini non abbiate timore.

1 commento:

  1. Sabrina sono d'accordo con le tue affermazioni.
    Comunque oggi c'è anche chi va al contrario....
    Josko Gravner, è uno degli innovatori più importanti nell’utilizzo di vasi in terracotta per la fermentazione dell’uva; si tratta di un prestigioso ed innovativo produttore di vino del Friuli. Oppure....
    Presso l’Azienda Agricola Cos a Bastonaca, Vittoria, in Sicilia la fermentazione viene eseguita nelle giare di terracotta (anfore) da 250 e 400 l interrate. Il vino è composto del 40% di Frappato di Vittoria e del 60% di Nero d'Avola.

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