mercoledì 19 febbraio 2014

VINI: NASCETTA CHI ERA COSTEI?


Ci sono vini di cui ignoro l'esistenza, altri di cui la ignoravo fino a ieri. Poi arriva un amico che attraversa la grande pianura, valica l'Appennino per farsi una fiorentina, la bistecca intendo, sale sull'ebbro colle e mi omaggia di un cartone di vini vari della sua regione.
È un bel toso veneto il mio amico..
et voilà mi parte il sorrisino di sufficienza da bevitrice di vino dell'ultima ora, snob come non mai, al pensiero di quei vini veneti. E già mi sto sul culo da sola. Astenersi da commenti.
In realtà sono vini particolari ottenuti da uve a me sconosciute, e tac, l'antipatico atteggiamento di sufficienza scompare, spazzato via da un sorriso grande quanto l'arcata dentale. A volte so essere proprio stronza.
Il primo cui tocca il sacrificio è una nascetta, SE 2012 di Poderi Cellario.
Cerco notizie on line su uva nascetta e mi viene in soccorso Andrea Scanzi. Ci vorrebbe uno Scanzi in ogni famiglia, solo quello che parla di vino però, che dalla politica mi voglio disintossicare. M'ha fatto più male al fegato quella che tutti i Southern Comfort bevuti in giovane età. Perchè il Southern? Il primo approccio col distillato ha da essere dolce..
Leggo di vitigno autoctono langarolo, semiaromatico, nativo del Comune di Novello. Uva che grazie all’impegno ed alla dedizione di alcuni produttori, è stata riscoperta e con sforzo è riuscita ad ottenere il riconoscimento a DOC Langhe Nascetta.
Avverto un brivido all'idea del mio palato vergine al gusto della nascetta. Tutto questo mi provoca un forte piacere, quasi una vertigine. E alla fine il pensiero mi fa palpitare più del gusto del vino in se stesso. Perché in sostanza, se mi è permesso dirlo “questo vino non mi è piaciuto”. Avrei potuto anche utilizzare l'espressione più fashion “questo vino non è nelle mie corde”, ma alla fine sta a significare né più né meno: non mi piace. Anche se mi piace molto il progetto, e in genere, lo sforzo che certi produttori compiono per il recupero di vitigni che rischiano di sparire.
Più o meno la stessa cosa che mi è successa col Pugnitello toscano. Bello tutto ma questione di feeling ..e io non ne ho.
Eppure c'è chi paragona la nascetta  ai grandi vini del Reno per longevità. Tra il Reno e SE 2012 c'è di mezzo l'acidità, che nel bicchiere scarseggia, per cui mi è risultato un vino un po' stancante.
Mi riservo di assaggiare ancora le nascetta di Rivetto e di Elvio Cogno, tanto lodate da Ziliani per misurare le mie impressioni.
 

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