venerdì 23 febbraio 2024

Il vino fa cantare



Abbiamo riaperto l’enoteca da poco, di venerdì, dopo qualche settimana di ferie, quindi è un continuo arrivare di clienti abituali che recitano tutti la stessa cantilena.. ”finalmente avete riaperto!” , “oh finalmente siete tornati..!”, “ma che si riapre di venerdì?”, “perché la riapertura il venerdì?”.. il che mi fa pensare due cose: noi ristoratori in ferie non ci dobbiamo andare perché poi i clienti si lamentano e che i clienti si lamentano anche quando si riapre, specie di venerdì, ma di questo il perché mi sfugge. Quel che è assodato è che i clienti si lamentano sempre e comunque. 

Ed il giorno della riapertura è passata anche la mia amica Aurora a prendermi a fine servizio.

-Finalmente avete riaperto! Certo di venerdì parliamone..

E ti pareva, avanti il prossimo.

È arrivata con un po’ di anticipo, quindi s’è messa seduta al bancone dell’enoteca a aspettare che finissi il turno.

-Dai mentre aspetti ti offro una bollicina- le dico- ti faccio assaggiare questo Lambrusco di Sorbara

-È buono Sabri?

-Si, direi di sì; ora non ti aspettare un Crystal..

L’aurora tace, non ha colto la battuta; mi sa che l’unico Crystal che conosce si chiama Billy e fa l’attore. E infatti..

-ah beh se mi fa guaire come Meg Ryan al ristorante in Harry ti presento Sally ne prendo un altro bicchiere

A giudicare dagli ultimi incontri, le probabilità di incontrare uno qualunque che ci fa fare quei versi sono pari a quelle di incontrare Sesto Caio Baccelli a passeggio per Brozzi, quindi già le verso il secondo bicchiere.

-dici che funziona Sabri? Me ne hai dato un secchio

- se aspetti che a farti urlare sia proprio quell’uomo, che in trent’anni non s’è ancora presentato stiamo fresche. Bevi dai

- Sabri anche io un tempo cercavo intelligenza, comprensione, attenzioni, è che purtroppo mi piacciono i maschi, quindi ho smesso

Severa ma giusta.

Nel frattempo ho finito il turno e le propongo un altro giro di vino prima di andare: -Assaggia questo è francese.

-Sabri io parlo di cose serie e tu pensi sempre e solo al vino

Non è vero. Anche se a volte ho preferito la botte a una botta. Ma mi guardo bene dal dirlo a lei, che già la situazione mia è compromessa

Mi siedo sullo sgabello accanto a lei, mi pare un po’ in ansia, ballonzola la gamba nervosamente, il che rende nervosa anche me. Le metto la mano sulla coscia, - ooohh, che hai oggi, i’ palletico?. O forse si sta chiedendo dove cavolo sia il fantomatico principe azzurro che la farà ruggire di piacere.

Che buffa la parola palletico, è usata in dialetto fiorentino per descrivere una persona che è agitata e non riesce a stare ferma. Ma chissà da dove viene questa parola?  Spippolando sul telefono scopro che proviene da parletico, ovvero “il complesso dei disturbi motori oggi detti parkinsonismo, e in particolare il tremore delle mani e delle dita”. E scopro anche che esiste in rete Il Vocabolario del Fiorentino Contemporaneo a cura dell’Accademia della Crusca, che vi consiglio di spulciare sentitamente. Nella mia ignoranza pensavo che palletico venisse da spallarsi, sai quando ti fai due palle e ti viene da tamburellare le dita sul tavolo o picchiettare il piede in loop. Ma mi sbagliavo.

-sai che è buono questo vino francese, come si chiama? E intanto mi fa cenno con la mano di mescere, vai vai..

“Chateau Rimbuz”, le rispondo sarcastica mentre rimbuzzo il suo bicchiere.  Che nome fantastico per un grande vino!

A prescindere dal nome, come ogni buon vino lui fa quel che deve fare: ci rende allegre e un po’ brille tanto che mentre camminiamo per smaltirne l’effetto l’Aurora attacca una canzoncina stupida: “ci son due cocchebrille ed un orango tango, due giovani pulzelle e l’aquila reale..”

Io la seguo d’istinto e grazie al vino che ci fa cantare ci scordiamo dell’agognato superman che ci farà urlare.

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