venerdì 1 giugno 2012

IL ROGITO 2009



Agli oscar del vino 2012, assegnati lo scorso 28 maggio a Roma, Il rogito 2009 si è aggiudicato il premio come miglior vino d’Italia, nella categoria rosati.
Va da se che lo dovevo assaggiare. Così in un tranquillo venerdì ora pranzo, gliene ho date secche a bere, tanto nel pomeriggio mi aspettavano solo, nell’ordine:
-         la pulizia di un frigo armadio
-         cuocere i tortini di ricotta
-         la pappa al pomodoro
-         gli sformatini di parmigiana di melanzane
Il Rogito è un rosato prodotto da aglianico, dalle Cantine del Notaio con sede a Rionero del Vulture. A condurre l’azienda Gerardo Giuratrabocchetti, che se fosse stato un notaio anziché dottore agronomo e viticoltore con quel cognome sarebbe stato tutto un programma.  Presi tutti insieme i prodotti delle Cantine del Notaio hanno nomi pertinenti e simpatici, (vedi Sigillo, Autentica, Firma, l’Atto, la Stipula ecc), ma mi immagino seduta a un tavolo, scorrere la carta dei vini e ordinare un Rogito: non suona proprio bene.
Se lo avessi odorato alla cieca lo avrei sicuramente scambiato per un rosso, con quel profumo articolato e ampio, poi all’assaggio la quasi assenza di tannini forse mi avrebbe potuto far pensare, ma non è detto.. prendo un sacco di cantonate pure con l’etichetta sotto gli occhi figurati quando degusto alla cieca..
In genere mi annoio quando leggo la descrizione di un vino, ma come si fa a parlare di un vino senza almeno accennare a qualche profumo o a come si muove in bocca? È come parlare di macchine senza accennare al consumo o alla potenza del motore.
Perciò sinteticamente: naso complesso, frutto vivo, lampone, esplosione di rosa, fresche note balsamiche, vena minerale e dolcezze da legno. Bocca piena, larga e vellutata, lampone e rosa ancora più netti, aromi dolci centrali e finale di caramella d’orzo e minerali. Se dico zolfo mi lanciate le pietre?
Un bel bere, un tantino importante per l’ora di pranzo, le cui conseguenze fortunatamente si sono limitate a una lieve ustione all’indice della mano destra, procurato nell’estrarre la teglia delle parmigiane dal forno. Quel dito che mi serve per scrivere, stringere le posate, darmi il rossetto, liberare le narici, spippolare al telefono, scrivere i post. Siete salvi per qualche giorno.

1 commento:

  1. In effetti 14 gradi non sono pochi per un rose'.
    Comunque grande vino. Da bere meno freddo dei
    comuni rose'.

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