giovedì 23 agosto 2012

CENA DA ROSCIOLI


ROMA. Prima cosa pensata in occasione della trasferta romana con Stefania Pianigiani è dove andare a cena.
La scelta cade su Roscioli, suggerito da un amico “che se ne intende”.
La salumeria Roscioli che fa anche ristorante sta in via dei Giubbonari, a due passi dalla piazza  Campo dei Fiori.
Ci andiamo in taxi, visto che ci siamo tirate a lucido, vestite in ghingheri e con tacco. Ma a Roma, è provato al limone, che è impossibile camminare coi tacchi; come dice la Stefania o sandali bassi o zeppe, oppure preparati a cercare una bancarella cinese per comprare delle ballerine. Infatti il cammino è assai accidentato a causa dei sampietrini che pavimentano praticamente tutta la città. E benché i Romani abbiano fatto un’opera grandiosa nello stendere milioni di blocchetti di leucite, hanno toppato nell’usare dei moderni distanziatori di mattonelle un po’ troppo grossi, per cui gli sono uscite delle fughe tra sampietrini che son fosse oceaniche, trappole micidiali per qualunque tipo di tacco. J
Abbiamo prenotato con buon anticipo, fortuna, perché era pieno, e avranno fato almeno 4 o 5 turni per la cena. Ci sediamo ad un tavolo abbastanza piccolo, apparecchiato in modo spartano. Il cameriere che ci serve ha le ciglia rifatte e somiglia ad un incrocio tra Charlie Chaplin e Freddie Mercury. Che dio mi perdoni.
Il cameriere è tutto preso nel servizio del tavolo accanto al nostro, dove siede, a quanto pare, un facoltoso dottore. A servirlo si scomoda pure il cuoco che illustra gli ingredienti delle varie portate. Il dottore mi rimane da subito indigesto pur senza conoscerlo, non solo perché catalizza le attenzioni del cameriere che di noi se ne frega, ma anche perché si fa stappare, così tanto per cominciare, un Gevrey-Chambertin che costa più dell’intera nostra cena.
Quando finalmente ordiniamo spetta alla Stefania scegliere il vino e opta per una ribolla Movia del 2003: questa raga c’ha intenzioni serie.

 Il cameriere tenta di venderci una ribolla di Simcic, ma la Stef non si lascia incantare, lo fa parlare, poi con tutta calma “si conosco Simcic, mi porti Movia grazie”.
Se prima il cameriere non ci filava, da adesso ci ha preso proprio sul cul.. e ci fa spettare almeno mezzora per il vino. Attesa premiata.
Ordiniamo un tonnarello alla carbonara che dividiamo (anche le mezze porzioni sono da Romani, quelli dell’epoca dei gladiatori)

Carbonara con guanciale artigianale uova di Parisi e pecorino romano DOP

Polpette della tradizione romana con ricotta affumicata

Hamburger KUROGE
4 hamburger mignon “stile kobe” di razza kuroge a manto nero alla piastra con bacon dorato, cheddar farmhouse, maionese espressa, salsa di bloody mary e mostarda (esclusivamente cottura al sangue).

Cucina buona, particolarmente saporita, porzioni abbondanti.
Occhio alla mancia: se non volete lasiarla intascate subito il resto o sarà troppo tardi!!!

Nessun commento:

Posta un commento